UNA RIFLESSIONE SULLA MORTALITA' IN CORSO DI EPIDEMIE

      Ha fatto e fa molto riflettere la grande differenza della mortalita' dell'epidemia di Sars2 in vari paesi europei. In Germania i decessi si contano a decine, in Italia a migliaia. Come e' possibile?
      Purtroppo i dati forniti dalla stampa sono assolutamente non interpretabili e la reale esistenza di una differenza significativa nei tassi di mortalita' osservati e' dubbia. Cio' che non e' chiaro e' quale sia la ragione per la quale i dati che vengono forniti al pubblico siano cosi' inutili: infatti tutte le agenzie e i ministeri preposti, sia in Italia che in Germania annoverano tra i loro funzionari molti esperti di statistica sanitaria che non possono non essere consapevoli della cattiva qualita' dei dati forniti al pubblico.
      Il numero di decessi giornalieri o settimanali attribuiti al coronavirus e' una informazione priva di significato e come tale non interpretabile. Per poter capire qualcosa della mortalita' dell'epidemia in corso occorrerebbe conoscere il numero totale di decessi giornalieri o settimanali, rapportato alla numerosita' della popolazione e confrontarlo con il numero totale di decessi giornalieri o settimanali rigistrati nel periodo immediatamente precedente allo scoppio dell'epidemia (ad esempio nella stessa settimana dell'anno precedente).
      In tutti i paesi avanzati si osserva un tasso grezzo di mortalita' (percentuale di decessi sul totale della popolazione) di poco piu' dell'1% all'anno. Fare medie su periodi troppo brevi non e' corretto perche' esistono variazioni stagionali del tasso di mortalita'; ma poiche' queste variazioni sono piccole rispetto alla precisione del ragionamento che stiamo svolgendo in questa sede, stimiamo che in Italia, al di fuori del periodo epidemico, muoiano ogni giorno circa 1350 cittadini, con un tasso sulla popolazione di 25 per milione. In prevalenza si tratta di cittadini anziani: l'aspettativa media di vita degli italiani e' infatti superiore a 80 anni e il tasso di mortalita' in una popolazione a crescita zero approssima il reciproco dell'aspettativa di vita. Il dato che sarebbe necessario conoscere, e che non ci viene fornito, e' quale sia il numero totale di decessi giornalieri in corso di epidemia. Ad esempio se questo numero fosse di 1700, noi potremmo facilmente stimare che l'epidemia causa un eccesso di mortalita' di 350 decessi al giorno, con un tasso sulla popolazione di 31 per milione superiore al tasso normale di mortalita' di 5 unita' per milione di abitanti.
      Come sappiamo bene, la mortalita' della Sars-Covid-2 e' particolarmente elevata tra gli anziani e molte persone che decedono per questa malattia erano gia' in precedenza anziane e malate: il numero di decessi dovuti all'epidemia non si somma semplicemente a quello dei decessi normalmente attesi, perche' la mortalita' "normale" e quella epidemica attingono dallo stesso contingente della popolazione e competono tra loro. Inoltre non e' corretto confrontare tassi giornalieri, per le ovvie fluttuazioni statistiche, e sarebbe preferibile riferirsi almeno a tassi settimanali.
      Per poter effettuare un confronto sensato tra la mortalita' dovuta all'epidemia registrata in Italia e quella registrata in Germania sarebbe necessario conoscere di quanto risulta aumentata la mortalita' nei due paesi. Ogni altro confronto e' fuorviante. Infatti, i medici in caso di comorbidita', come si verifica con frequenza nei decessi dovuti al Covid19, possono attribuire il decesso ad una qualsiasi, o a piu' di una, tra le patologie del deceduto, falsando senza volerlo il dato statistico.
      Poiche' le epidemie sono fenomeni transitori, che si esauriscono in settimane o mesi, mentre i tassi di mortalita' sono in genere riferiti all'anno, sarebbe opportuno adottare finestre temporali non inferiori alla durata dell'intero evento epidemico, o all'anno se l'epidemia ha durata maggiore. E' infatti evidente che la mortalita' dovuta all'epidemia puo' apparire molto elevata se misurata nel solo periodo di picco ed in un'area massimamente colpita; ma questa informazione e' fuorviante perche' nello stesso breve periodo l'epidemia immunizza molti piu' soggetti di quelli che uccide e accelera quindi la sua stessa fine, mentre la mortalita' normale continua il suo inarrestabile decorso ogni giorno ed ogni anno. Nel caso della Sars2, con una letalita' stimata < 1% (in considerazione dei numerosi casi subclinici) la mortalita' nell'anno dell'epidemia potrebbe risultare, secondo uno studio dell'Imperial College di Londra di circa l'1,7%, contro circa l'1% degli anni non epidemici.

      Va inoltre considerate che la mortalita' di questa epidemia colpisce soprattutto gli anziani e che pertanto in termini di riduzione dell'aspettativa di vita, o di anni di vita complessivamente sottratti alla popolazione il suo impatto e' inferiore a quello che si potrebbe giudicare dal solo dato di mortalita'. Una analisi interessante sui costi umani e materiali dell'epidemia di Sars2-Covid-19 e' stata pubblicata da Giovanni Cagnoli su Affari Italiani. Ed in effetti, stante che una epidemia e' sempre una tragedia di grandi proporzioni, la valutazione dei danni da essa provocati non si puo' limitare al calcolo delle vittime, o meglio all'eccesso di mortalita', ma deve tenere in considerazione anche i danni economici (che a loro volta possono causare vittime), miseria e disoccupazione; i danni alla cultura sociale del paese, che viene travolto da un'ondata di panico nella quale ogni cittadino e' l'untore del suo vicino, da cui occorre isolarsi e difendersi; e i danni alla cultura politica, causati dalla legislazione di emergenza (Orban in Ungheria ha approfittato dell'epidemia per ottenere una votazione che esautora il Parlamento).