Teoria politica e psicologia sociale

      Alcune considerazioni sparse su problemi e difficolta' sociali e politiche delle quali la psicologia sociale potrebbe dare spiegazione.

      1) Il "diritto" alla realizzazione personale e' declinato in varie affermazioni socio-politiche piuttosto ottimistiche. Ad esempio l'OMS definisce la salute come "uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale" e non semplicemente "assenza di malattie o infermita'". E' abbastanza evidente che noi possiamo cercare di garantire cure mediche e assistenza, e opporci alla fame, alla schiavitu' e ad altri gravi soprusi; ma promettere il "benessere fisico, mentale e sociale"? Il benessere sociale, come la soddisfazione personale (o addirittura la felicita') e' un concetto relativo e comparativo, non assoluto: Americans tend to be happier when they reside in richer neighborhoods (consistent with neighborhood studies) in poorer counties (as predicted by the relative income hypothesis). Thus it appears that individuals in fact are happier when they live among the poor, as long as the poor do not live too close (Firebaugh e Schroeder: Does Your Neighbor's Income Affect Your Happiness? AJS. 2009; 115: 805-831 doi: 10.1086/603534).
      E' evidente che se il benessere sociale consiste nell'essere piu' ricco del proprio vicino questo ne fa un obiettivo non generalizzabile: non e' possibile creare una situazione in cui ciascuno e' piu' ricco del suo vicino.

      2) La percezione sociale della cosiddetta meritocrazia. La meritocrazia e' un concetto intuitivo: chi e' piu' bravo merita di piu'. Paradossalmente il termine fu introdotto da M.Young in un romanzo umoristico a sfondo distopico. Young infatti derideva l'ideologia da lui definita meritocratica. Entro certi limiti premiare il merito ha un senso, ma questi limiti sono alquanto stretti: infatti nella societa' il problema di solito non e' selezionare il migliore medico/infermiere/ingegnere/avvocato/etc. tra molti, ma piuttosto riuscire a formare un numero di persone competenti grande abbastanza da coprire il fabbisogno dello stato: non serve allo stato il campione del mondo della chirurgia, ma un numero di chirurghi sufficiente a operare tutti i pazienti che richiedono il loro intervento.
      Ad ogni modo, il problema posto dalla psicologia sociale al concetto ed al suo uso politico e' un altro: tutti vorrebbero la massima meritocrazia, tutti ritengono che sia facilmente realizzabile, ma nessuno ritiene che sia applicata nel suo contesto sociale. La ragione di questo paradosso e' data da un fenomeno noto nella psicologia sociale come illusory superiority, a causa del quale la maggioranza delle persone ritiene di appartenere all'elite del suo campo: The Superiority Illusion: where everyone is above average. Come conseguenza, qualunque sia il criterio in base al quale il merito viene riconosciuto e premiato, tutti i concorrenti non premiati saranno convinti di aver subito un torto.
      Uno studio importante, ma non completamente sovrapponibile per argomento e' quello di Dunning e Kruger: Unskilled and Unaware of It: How Difficulties in Recognizing One's Own Incompetence Lead to Inflated Self-Assessments, Journal of Personality and Social Psychology 2000; 77: 1121-1134 DOI:10.1037//0022-3514.77.6.1121.

      3) Il web e l'estremismo di gruppo. L'estremismo di gruppo (group polarization) e' il fenomeno della psicologia sociale per il quale il gruppo esprime opinioni piu' estreme di quelle che ciascuno dei suoi membri esprimerebbe se si trovasse da solo. Il web favorisce la formazione di gruppi virtuali che presentano questo fenomeno e ha la peculiarita' che il gruppo virtuale e' sempre costituito, anche se i suoi membri non sono simultaneamente presenti nella chat o nel social medium. La violenza del web dipende anche dal fenomeno dell'estremismo di gruppo.

      4) Locus of control e attribuzione di responsabilita'. Molti studi dimostrano che il nostro metro di giudizio sul comportamento le persone che ci circondano e' molto diverso dal metro di giudizio col quale giudichiamo le nostre azioni, o quelle delle persone che ci sono care. La differenza piu' frequentemente osservata e' questa: il nostro giudizio su una azione che consideriamo negativamente compiuta da un estraneo tende ad attribuire all'autore una ferma intenzionalita': "fa cosi' perche' e' fatto cosi'". Se invece l'azione e' nostra o di qualcuno a cui siamo legati tendiamo ad attribuire l'azione a circostanze esterne. "fa cosi' perche' non puo' fare altrimenti".

      5) Intelligenza e ragionamenti sbagliati; credulita'. Alcune idee sbagliate ottengono molto successo; alcuni ragionamenti sbagliati sono frequentemente ripetuti; una elevata capacita' intellettuale non ci mette sempre al riparo dagli errori di ragionamento e dalla credulita'. Questo accade perche' in molte occasioni anziche' usare un ragionamento sistematico ricorriamo a "scorciatoie" logiche che si rivelano erronee. Non tutte le idee sbagliate hanno successo di pubblico: per averlo devono incontrare i nostri bias cognitivi, e risultare coerenti con le nostre "scorciatoie" logiche. Un pioniere dello studio della psicologia degli errori logici e' Daniel Kahneman, premio Nobel per l'economia nel 2002.

      6) La trappola del confronto tra aspettative e realta'. Naturalmente non c'e' nulla di strano nel confrontare la realta' con le proprie aspettative, purche' si mantenga in mente la distinzione tra le due. Infatti la realta' non puo' che risultare sempre ben al di sotto delle aspettative. Molte persone pero' nel fare questo confronto assumono che la realta' potrebbe e dovrebbe avvicinarsi o realizzare le proprie aspettative, e cosi' facendo cadono nella trappola del confronto tra aspettative e realta'. Il risultato e' la frustrazione e il senso di delusione. Un propagandista capace puo' sfruttare a suo vantaggio questo bias cognitivo e presentare l'aspettativa come se fosse un fatto realizzabile anziche' un ideale a cui tendere con la certezza che il risultato ne sara' al massimo una approssimazione.

      7) Guadagno, aspirazioni e diritti.
a) Il guadagno netto del lavoratore non deve essere inferiore a quanto necessario per garantirgli una vita dignitosa. Questa cifra deve essere stabilita in modo univoco perche' ciascuno ha una sua definizione di "vita dignitosa" non sempre realistica.
b) Il guadagno netto del lavoratore e' proporzionale al valore del prodotto del lavoro, ma assai inferiore a questo, perche' deve includere i costi del lavoro (materie prime, impianti, strumenti), le tasse e i contributi pensionistici del lavoratore.
c) La ricchezza della societa' e' il frutto del lavoro di tutti i lavoratori. Poiche' non e' possibile godere di beni (materiali o immateriali) che non si sono prodotti, ciascuno puo' utilizzare il guadagno realizzato col proprio lavoro in proporzione a quanto prodotto complessivamente da tutti i lavoratori.
Questi tre assiomi pongono le basi del discorso politico, sia al livello dei governanti, che devono creare le condizioni che massimizzino le possibilita' di lavoro dei cittadini (in Italia i lavoratori attivi costituiscono soltanto il 59% della potenziale forza lavoro a fronte di una media europea del 67%); sia a livello dei cittadini che hanno il dovere, sancito dalla Costituzione, di trovarsi un lavoro, secondo le loro inclinazioni e capacita'. Nessuna societa' puo' permettersi di mantenere inattivi a tempo indefinito cittadini che avrebbero la possibilita' di lavorare, perche' questo impoverisce tutti.

      8) Le cause del pensiero.
a) L'ipotesi che sia possibile definire le "cause" del pensiero e' probabilmente antica, ma la sua formulazione in chiave moderna deriva dal romanticismo. I romantici immaginavano una fondamentale unita' psicologica dei popoli: l'essere membro di un popolo implicava, secondo loro, la partecipazione ad un vissuto comune che includeva i contenuti del pensiero: un tedesco pensa come un tedesco, un italiano come un italiano. Alessandro Manzoni, uno tra gli esponenti del debole romanticismo italiano, riassumeva questo concetto nell'ode Marzo 1821 con la formula per cui la gente italica sarebbe "una d'arme, di lingua, d'altare / di memorie, di sangue, di cuor". Il romanticismo fu padre dei nazionalismi dell'ottocento, ma anche delle dottrine razziali.
b) Scoprire le cause del pensiero significa possedere un grande potere dialettico e politico, e diventare trascinatori di masse, perche' pone lo scopritore su un piano superiore a quello dei suoi antagonisti: anziche' entrare nel dibattito politico ad armi pari e confrontarsi sul piano della logica, chi conosce le cause del pensiero puo' "smascherare" le intenzioni inconsce del suo antagonista. Marx ritenne di aver individuato le cause del pensiero nella classe sociale di appartenenza (il ricco pensa come un ricco, il proletario come un proletario); Freud attribui il contenuto del pensiero alle pulsioni sessuali dell'Es. Entrambi svilupparono, in modo diverso, l'idea originale dei romantici.
c) Cosa resta oggi di queste teorie, che nel caso di Marx e Freud si pretendevano scientifiche? Dal punto di vista scientifico quasi nulla, ma la presa sull'opinione pubblica rimane molto forte. La razionalita' e' uno strumento adattivo e come tale e' positivamente selezionata nel corso dell'evoluzione: essere in grado di prevedere le conseguenze delle proprie azioni e di interpretare correttamente l'esperienza sensoriale conferisce ovvi vantaggi nel processo della selezione naturale. Cio' che viene favorito pero' non e' il contenuto del pensiero, ma il suo meccanismo logico; il contenuto e' la conseguenza, non sempre corretta dell'elaborazione logica. L'apparente concordanza del contenuto individuata dai romantici e dai loro epigoni, non e' una caratteristica della razza o del popolo o della classe di appartenenza, ma la conseguenza del fatto che premesse culturali e materiali simili conducono a elaborazioni logiche simili. La logica non avrebbe valore adattivo se non fosse libera rispetto alle conclusioni a cui puo' condurre, e questo implica che qualunque ipotesi sul determinismo causale dei contenuti del pensiero sia fallace: lo strumento e' determinato, non il risultato del suo uso. La nostra logica spontanea, essendo determinata in senso adattivo ed evoluzionistico funziona molto bene nei confronti dell'interpretazione del dato sensoriale, e progressivamente sempre peggio quando il dato da interpretare si allontana dall'esperienza sensoriale diretta: ad esempio per noi l'interpretazione del dato probabilistico e' ostica e controintuitiva; ci arriviamo usando gli strumenti della matematica, ma il risultato ci sorprende. Di fatto l'aspetto piu' straordinario della logica dell'uomo, e' la sua capacita' di superare il mero dato sensoriale. La consapevolezza del fatto che la realta' puo' essere controintuitiva, ed interpretabile con strumenti logici formali capaci di travalicare l'esperienza diretta dovrebbe metterci in guardia contro le interpretazioni delle "cause" del pensiero.